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"Libro di Habbo" "I retroscena del Sol" Ep.35 Umiliata come non mai

Scritto da _Hanon_love il 21/01/2021 alle 10:47

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Scritto da _Hanon_love

#1
NonMipiace 
Concentrata nella risposta ancora non giunta alle sue orecchie da parte dell'amica, non riconobbe immediatamente la voce dello sconosciuto alle sue spalle. Si girò tempestivamente, pronta a tirar fuori la parte burbera di sé, ma ciò non fu possibile: le parole rimasero aggrappate in gola, il cervello smise di funzionare, le forza, per la vergogna, la stavano quasi per abbandonare, a malapena manteneva il telefono al proprio orecchio, con gli occhi sbaragliati dallo stupore. 


Stefania: <<Tesoro ci sentiamo più tardi.. Ora devo andare..>> -chiudendo la chiamata, senza smuovere lo sguardo da chi aveva davanti, riposando nella sua borsa, distrattamente, il proprio telefono, mentre la sua crisi continuava a governare nella sua mente-.
 
In realtà, la risposta da parte di Vanessa non arrivò a ciò che fu affermato da Stefania; dall'altra parte del telefono ci fu solo silenzio semplicemente perché la ragazza, scossa dalle rivelazioni, palesemente veritiere, da parte della sua amica, non ebbe la forza di controbattere, ma solo di abbandonarsi sulla sua poltrona, riuscendo finalmente ad immedesimarsi nell'amico perduto: aveva ricevuto la stessa mazzata che a Zack era stata riservata quando le sganciò uno schiaffo, ritrovandosi davanti non più degli amici, ma dei giudici, in un tribunale che si chiamava casa, senza un avvocato effettivo, ma solo e soltanto la sua coscienza, che lo dilaniò dall'interno, invocando solo la sparizione quando tutti gli puntarono il dito contro. Il tutto si concluse con un pianto liberatorio, isterico, asfissiante. 
 
Stefania: <<Non vorrei che tu abbia sbagliato a comprendere..>> -cercando di ricoprire la fossa che si era scavata con le sue sole forze-
 
Zack: <<Dovresti accertarti prima di sparare sentenze a zero sulle persone! Ma dico, come ti è saltato in mente di dire una cosa del genere a Vanessa?! Su che base?!>> -visibilmente contrariato, innervosito, gesticolando, scaricando l'ira che gli smuoveva le interiora-
 
Stefania: <<Mi dispiace.. Non dovevo..>> -bruscamente interrotta-
 
Zack: <<No! E' ovvio che non dovevi! Tu non hai nessun diritto di intrometterti nella mia vita, chi sei? Sei la mia fidanzata? Mia madre? Mia sorella?>> -avvicinandosi vis à vis a quello di Stefania, facendola destabilizzare ancor di più-
 
Stefania: <<No beh..>> -guardandolo fisso nei suoi occhi celesti, un celeste brillante che attraeva tremendamente la ragazza-
 
Zack: <<Ora cosa avrà pensato Vanessa? "Avrà tradito i suoi amici per amore" Questo avrà pensato te lo dico io! Credi che sia capace di tradire i miei amici semplicemente per amore? E poi, su che base hai pensato che stessi baciando Kami?! Semplicemente perché mi sono messo davanti a lei? Se vuoi proprio saperlo, le ho pulito, con un fazzoletto, non con la bocca, una macchia di caffè sul colletto della propria camicia. Ti va bene? Sei sollevata?>> -avvicinandosi a lei, aprendo il braccio destro verso lo stesso lato, come a mostrarle la realtà dei fatti-
 
Stefania: <<...Uh.. Evoglia se sono sollevata...>> -pensò- <<Ti posso chiedere solo scusa.. Ti prometto che parlerò con Vanessa e la informerò..>> -abbassando, umiliata, la testa, attendendo una risposta dal giovane-
 
Zack: <<Puoi anche andare, non abbiamo più nulla da dirci.>> -disse voltando le possenti spalle alla ragazza, facendo ritorno da Kami, proprio dove l'aveva lasciata-
 
A Stefania non restò che ritirarsi, togliersi dalla scena, ormai dominata da Kami: nel suo cuore sapeva la verità, ed anche Zack, seppur quest'ultimo non la voleva riconoscere ed accettare. Le sue parole non le bastavano, erano troppo fugaci da poter essere accettare. Non le restò, mossa dalla delusione, dall'umiliazione, che scoppiare in un pianto disperato, sentiva che il suo ragazzo, colui che sempre da lontano aveva osservato, ammirato e venerato, le stava sfuggendo di mano, si stava sempre più allontanando da lei. Si nascose dietro la parete che prima l'aveva protetta, ma che adesso poteva semplicemente nascondere il suo corpo da ulteriore vergogna: appoggiò le spalle al muro spoglio e freddo, posando le buste dei suoi acquisti disinteressatamente a terra, finché non le affiancò, strisciando lungo la parete fino a sedersi a terra, posando le braccia sulle ginocchia piegate, nascondendo la testa fra le prime, liberando le lacrime dalle catene della repressione.
 
Ritornando alla sera, tutti i giovani avevano fatto ritorno alle proprie abitazioni, preoccupandosi di vedersi il giorno dopo per i preparativi ultimi, per poi dirigersi insieme ad Habbo City Nord, luogo in cui si sarebbe tenuto il Festival Habbesco. Affranta dalle notizie ricevuto dall'amica Stefania, Vanessa restò per una bella mezz'ora distesa sul suo letto, posizionato proprio ai piedi della finestra, la quale si affacciava al giardino di sua proprietà e alla stradina sottostante, osservando le stelle più che mai visibili quella sera data la serenità del cielo: tutt'altro serena era lei.
Sentì il vibrare del suo cellulare, posato sul comodino; lo prese, notò il messaggio di Kai e, per evitargli preoccupazioni, lo rispose:
Vanessa: "Nono sto bene, sono solo un po' stanca.. Sai le prove, il Festival, lo stress che mi attanaglia.. Non è facile"
Risposta fatta e il telefono rifinì sul comodino. Aprì la finestra e continuò a guardare le stelle, mentre una lacrima delicata e spudorata sgorgò sulla sua guancia, discorrendo lateralmente. L'oscurità della stanza rispecchiava il suo malessere interiore, il suo dolore nella notizia ricevuta, inaspettata e sicuramente certa, era data per scontato. La minima lucentezza pallida della Luna illuminava di poco il suo viso, aiutata anche da un artificiale lampione della strada, acceso, svincolando le tenebre dalla desolata strada, e dall'altrettanto desolato volto di Vanessa. Tutto fu spezzato con un singolo urlo: "Vanessa!", o meglio, un accennato urlo, straziato dal voler far silenzio, in un quartiere dove il sonno ormai dominava. La ragazza alzò mezzo corpo dal letto, avvinghiandosi al marmo della finestra, osservando chi la stesse chiamando: era loro, i suoi amici, il suo fidanzato, la sua migliore amica, erano tutti lì. 
 
Kai: <<Non farti pregare scendi!>> -sorbendosi una gomitata da James che gli indicò, con l'indice, il dovere di fare silenzio-
 
La ragazza, a malincuore poiché la voglia di alzarsi, vestirsi seppur con un semplice giaccone, e soprattutto uscire da quella porta, non c'era, non vi era volontà, ma, mandarli via così? Cosa hanno fatto per meritarselo?
Lentamente si infilò le ciabatte perennemente calde, riprese il giaccone che aveva lanciato sulla scrivania disordinatamente, e lo infilò, e discese le scale. Arrivata al portone, lo aprì, si ritrovò davanti prima Stefania, che le disse:
 
Stefania: <<Prima di subirti i maschi, devi sapere una cosa...>> -avvicinandosi all'orecchio destro della ragazza, bisbigliandole qualcosa, cercando di parare bene la propria bocca da sguardi indiscreti- 
Un fedele sorriso, liberatorio, si ristampò nel viso della ragazza, come se avesse ricevuto la miglior notizia della giornata, la più entusiasmante, attesa, che potesse mai sperare.
 
Kai: <<Volevi davvero passare questa serata da sola? Triste e stressata? Arte della condivisione si chiama amore..>> -camminando verso di lei, riuscendo a concludere la frase in tempo per far scoccare un bacio passionale fra i due, senza che la ragazza potesse dire qualcosa o aggiungere altro, ma solo godersi il contatto travolgente con la propria fiamma-
 
James: <<Ehi ehi! Se volete vi lasciamo soli! Ahahah!>> -riscuotendo una risata collettiva, forse meno percepita da Gabriele, la sua espressione sembrava più caratterizzata da un sorrisino isterico che di gioia-



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