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"Libro di Habbo" "Le chiavi della vendetta" Ep.1 Justice Accademy

Scritto da _Hanon_love il 06/02/2021 alle 09:45

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Scritto da _Hanon_love

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"Il rumore dei passi, il silenzio mancato, le urla che risuonano nei corridoi provocandoti un'emicrania assurda, armadietti che si aprono, altro che vengono chiusi, chi espone ad alta voce la gioia di un momento, qualcun altro assorto nei suoi pensieri, altri ancora sprofondano nella loro tristezza data dalle circostanze, dalla voglia del nulla, altri ancora corrono spediti, sorpassando tutto e tutti come fossero ad una gara olimpica, perché in ritardo. Chi preserva la propria tristezza nel suo cuore, aspettando, attendendo con gioia e impazienza la fine di questa, chi invece gira il coltello nella piaga, si diverte con i suoi scherzetti e tagliare, tagliare e ancora tagliare quelle ferite mai ricucitesi, che lì resteranno, indelebili sulla pelle e nell'anima, senza mai avere occasione di richiudersi. Questa è la mia scuola, questa è la mia seconda casa, dove ogni santo giorno mi reco, quando arrabbiato, quando triste, quando felice, quando ansioso, quando depresso: eppure sono sempre qui. Quante volte ho pensato di abbandonare quest'inferno? Tantissime! Forse troppe per un ragazzo di 19 anni, desideroso di esperienza, viaggiare, oltrepassare queste pareti sudice, fisse qui da ormai 5 anni, sempre uguali, sempre fredde, sempre sporche. Non avrei mai pensato di compiere qui la più cruda, spaventosa, a suo modo entusiasmante, delle mie avventure, quella per la quale non avrei mai provato interesse di subire, concretizzare, continuava solo a vivere nella mia più recondita fantasia, in questo buco di cervello che mi ritrovo, dove per anni ho accozzato conoscenze su conoscenze, emozioni di ogni genere, esperienze effimere seppur esperienze, ma ancora mancava un dettaglio, strano, ma mancava: non avevo mai conosciuto l'Inferno". 
La "Justice Accademy", luogo aperto al dialogo, al confronto, alle nuove amicizie e alle continue rotture: scuola di preparazione superiore di Habbo City, la più rinomata della città, conosciuta da tutti, ambita da molti, apprezzata da pochi: ci sarà pur un motivo per cui questa incredibile scuola sia nella mente di ogni singolo abitante di Habbo City?
 
Diego, giovane di ben 19 anni, autore della descrizione citata proprio qui sopra, raggiunta la scuola da lui frequentante ormai da 5 anni, grazie al passaggio del padre, lo stesso che insistette così tanto per farlo entrate nella Justice Accademy, eterno tradizionalista e convinto ammiratore dello stesso istituto, da lui frequentato in passato. Sbatté la portiera dell'auto, era il suo modo di essere delicato, saluta il padre colpendo la cappotta con due colpi ben assestati e ridondanti: il padre ripartì e Diego si incamminò verso l'ingresso.
 
Lilia, conosciuta in tutta la scuola come "La Regina dei libri", nessuno osava prenderla in giro per il suo fare così perfetto, la sua aria dispotica, il suo essere "secchiona", perché la sua vista abbagliava chiunque la guardasse: una bellezza sconvolgente, il canone estetico classicista, una limpida pelle, libera dalle oscurità dei punti neri, o peggio ancora dei brufoloni che, in ormai tutti, costellavano la fronte; nessun capello fuori posto, sempre perfettamente raccolti in uno chignon alto, mentre due grandi ciocche dei suoi capelli grigiastri calavano sul suo viso. 
 
Lilia: <<..Ancora qui.. quattro ragazzi mi osservano da ormai 15 minuti, senza storcere il naso, senza neanche notare la vicinanza delle loro ragazze, e soprattutto, non percepiscono neanche la bava che cala dalla loro bocca, ormai attraverso dai migliori parassiti della scuola: non hanno un'altra vittima da adescare? Sono ormai giorni che si fermano lì, aspettano il mio arrivo, e guardano, continuano ad osservare, vedere oltre ciò che è coperto.. Se avessero qualcosa in più in quel cervello, non sarebbe male, eppure..>> -richiuse il suo armadietto, ripose la propria chiave nel taschino del suo jeans, presa ormai ciò che le necessitava per l'ora avvenire, e lasciò i quattro ragazzi con gli occhi da falco, che continuarono a seguire i suoi movimento finché non uscì dal loro raggio di azione-. 
 
Dall'altra parte del corridoio, superata la bellezza contemplativa, si passa ai difetti che fioccano dalle orecchie: Edo, giovane ragazzo, della stessa classe di Diego e Lilia, continua a frugare, con fare timido, nel suo armadietto, cercando il tutto e il nulla, aspettando solo che la campanella inizi a suonare, ponendo così fine alla sua terribile ansia. Tempo eterno, paura eterna. La campanella, la scuola, il destino, l'Universo anche questa volta non lo aiutò: si ritrovò circondato alle sue spalle da tre grandi ragazzi, frequentanti il quarto anno della Justice Accademy, e puntualmente, neanche gli orologi svizzeri, si ritrovano difronte a lui ogni santa mattina, e durante ognuna di queste, Edo deve subirsi, senza muovere un muscolo o emettere suono, ogni singola offesa, ormai risapute, prevedibili, ma sempre e comunque dolorose, perforanti, le stesse parole scaturiscono le stesse emozioni. Non permettono che la ferita creata il giorno prima si risani, poiché ancora una volta la stessa lama passa attraverso, e la guarigione mai si porta a compimento. Ogni santa mattina Edo viene offeso per la sua "Unpopular opinion", per il suo essere diverso nell'amore, l'unica colpa che gli viene addossata è il provare amore per il suo simile generale, senza poterlo esprimere, senza potersi dichiarare aperta, a quello ci pensano Joseph, Naja ed Erasmo, i bulletti del quarto anno, più piccoli di Edo più forti dello stesso, guidati da chi, a quest'ultimo è più vicino, se non Diego.
 
Naja: <<Non fare quella faccia! Scommetto che ti piace sentirci dietro di te come bisce striscianti..>> -avvicinandosi spudoratamente al volto di Edo, alzando il mento di quest'ultimo per poterlo guardare dritto nei suoi occhi spaventati, richiusi nella paura, infatti cercavano in tutti i modi di evitare la vista diretta-
 
Erasmo: <<Abbi il coraggio di guardarlo in faccia! Guarda chi non diventerai mai! GUARDALO!>> -urlandogli contro, parole che risuonarono nella mente del ragazzo pronto a piangere, versare lacrime e lacrime appresso a quegli insulti, mentre il traffico del corridoio stentò a fermarsi, solo alcuni, i più giovani, gli ultimi arrivati alla Justice Accademy, sorpresi nel vedere un tale degrado, una tale furia immotivata, mentre gli altri, i veterani di turno continuavano a parlare, ridere tra di loro, considerando ciò che stavano vedendo come la normalità dell'istituto, contribuendo al degrado di quest'ultimo-
 
Joseph: <<La nostra proposta è ancora valida..>> -afferrandogli la mano ed amministrandola come meglio credeva- <<Quando vuoi, gratis ovviamente, i servizi sono aperti..>> -ma qualcuno decise di porre fine a tale scandalo, spintonando via Joseph, mentre gli altri due rimasero sorpresi dell'intervento ormai non previsto da diversi mesi-
 
Aurora: <<Direi che puoi smetterla! Stai esagerando è lo sai, lo sapete anche voi, ed anche voi! Tutti coloro che bramano il silenzio, dovete smetterla! Usate quella stupida voce per qualcosa di costruttivo, piuttosto che parlare ogni santo giorno sempre delle solite sciocchezze!>> -a sorpresa Joseph afferrò la ragazza e la avvicinò prepotentemente a sé-
 
Joseph: <<La tua delicata spinta.. o significa che vuoi farti notare, tu e il tuo teatrino messo in piedi, oppure hai realmente intenzione di difendere quella femminuccia!>> -abbassando il tono della voce, parole dirette solo e soltanto alla ragazza-
 
Aurora: <<Al tuo posto tenterei un esame di coscienza!>> -schiacciando il piede del sequestratore- <<E tu, lascia subito quel ragazzo o vuoi un bel calcio dove il sole non batte mai?>> -rivolgendosi nei riguardi di Naja-
 
Erasmo: <<Visto Edo? Ti fai difendere miseramente da una stupida ragazzina del primo anno! Non ti vergogni? Ti fai picchiare da gente del quarto, e ti fai miseramente difendere da dei bambini.. Come vuoi continuare a vivere fuori da qua?>> -un piccolo bisbiglio risuonò miseramente nell'aria-
 
Edo: <<..Non vivrò..>> -abbassando lo sguardo, mollata la presa del mento da parte di Naja-
 
Naja: <<Che hai detto? Hai avuto il barbaro coraggio di parlare? Difronte a noi? Devi solo restare muto, fare i tuoi compitini da noi assegnati, mai lamentarti, mai proferire parola, mai muovere un muscolo senza il nostro ordine, mai e poi mai guardarci! CHIARO?!>> -mentre Aurora guardava triste, ammirava il suo fallimento e quello di Edo, notava il suo lasciarsi andare, lasciarsi governare come fosse una marionetta nelle mani di quei tre, ma la mediocrità del silenzio non era in lei-
 
Aurora: <<Allontanati da lui! Cercate sulla strada centrale qualcuno disposto a soddisfare i vostri sporchi capricci! Malati!>> -notò solo un sguardo posseduto incarnato da Naja che lasciò furiosamente la sua vittima, e sganciò, senza neanche esitare, un pesantissimo schiaffo nel volto della ragazza che cadde a terra, spalancando gli occhi, ricercando lo sguardo di Naja, che, al contrario, evitava quello della giovane- <<Cos'è hai paura di guardarmi negli occhi? Prima agisci e poi hai paura? Devi solo vergognarti! Sei il fallimento di te stesso..>> -questa volta, la non consuetudinarietà del momento accolse l'attenzione di ogni singolo studente che stava trafficando in quel corridoio, tutti fermi, seppur la campanella era già suonata da 5 minuti inoltrati, ma l'ansia, le emozioni erano canalizzate nel momento che tutti stavano vivendo in quella mattina, chi da vicino, chi dall'eterno backstage-.
La ragazza si rialzò, mentre Naja ne seguì i movimenti con lo sguardo assassino, e in quel corridoio rimase solo il silenzio del tutto, e le poche e dirette parole che Aurora disse ai tre malcapitati:

Aurora: <<Sparite dalla mia vista..>> -e nessuno dei tre osò dire altro, ma ci fu il complementare del quartetto che parlò al loro posto, appena arrivato, fresco di violenza-

Diego: <<Vi siete fatti battere da una ragazzina impertinente?>> -tutti in quel frangente si voltarono, Aurora con sguardo accattivante, Naja, Joseph ed Erasmo con sguardo affranto, delusi nel loro agire, non per aver fatto qualcosa di sbagliato, ma solo perché erano apparsi deboli difronte alle centinaia di occhi che in quel momento stavano osservando la scena, e soprattutto a quelli di Diego- <<Muovetevi. Lasciate perdere le due femminucce, date loro spazio>> -si voltò, dando le spalle al gruppo, mentre quest'ultimo lo raggiunse, imboccando il corridoio per poter raggiungere la propria aula-

Si mossero i commenti, prima vi era stato solo silenzio, e prima ancora solo una parlantina volatile, racconti della propria vita, del giorno prima, ricordi ripescati: adesso si sarebbe parlato dell'ennesimo episodio di bullismo, non per la specialità di questo, ma per l'intervento di Aurora, una voce parlante ha dato vita a migliaia di pettegolezzi, eretti in poco più di 5 minuti all'interno dell'intera scuola, come se parlare rappresentasse un evento da commemorare.
Aurora si avvicinò ad Edo, scosso, fermo, con la testa bassa, non osò guardare Diego negli occhi, sapeva che lui era il peggiore dei quattro, cercò di mantenere le distanze alla vista, seppur il ragazzo lo degnò di un sguardo freddo, gelido, perforante, intimidatorio: La ragazza gli afferrò amorevolmente il braccio, chiuse lo sportellino dell'armadietto, tolse le chiavi, e lasciarono anche loro quel corridoio che era diventato un teatro aperto al pubblico. Si isolarono, si diressero alla mensa, a quell'ora nessuno era lì, se non qualche dipendente della stessa per poter preparare i piatti del giorno, ma gli elementi negativi quali gli studenti non erano lì, all'infuori di loro due:

Aurora: <<Mi devi spiegare perché non mi hai mai fatto intervenire! Sono dovuta venire prima, farmi accompagnare da mia mamma, per poter vedere quella scena? Per poter assistere alla tua umiliazione? Ma ti rendi conto di quanto tu sia caduto in basso per causa loro? Ti prego parlami.. Edo! Lo sai che ti vogliono un mondo di bene, sei stato il primo che mi ha aiutato all'inizio dell'anno scolastico, quando ero io la ragazza spaesata, timida e riservata, adesso tu hai bisogno di me, e se dovrò prendermi pugni in faccia lo farò, me li prenderò senza battere ciglio, perché non meriti questo..>> -il ragazzo continuava a mantenere bassa la testa, eppure il singhiozzare, le lacrime che solcarono le sue docili guance, strizzate, disprezzate da lui prima che dagli altri, i capelli che gli coprivano il viso pallido, afflitto, capelli che odiava- <<Non devi piangere Edo.. Non puoi fare così.. Devi reagire!>> -non bastavano i capelli: mise le mani in faccia, le stesse che ha sempre odiato perché grossolane, scoppiando in un pianto disperato, sgozzato, per poi appoggiandosi alla spalla di Aurora, seppur anche questa robusta, concludendo poi in un abbraccio profondo, liberatorio, confortante-...


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