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"Libro di Habbo" "Le chiavi della vendetta" Ep.8 Per chi ho vissuto?

Scritto da _Hanon_love il 19/08/2021 alle 17:55

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Scritto da _Hanon_love

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FINE FLASHBACK. Il giovane si rese conto dell’operato di Gabriella, gli fu mostrato palesemente ciò che lei ebbe il coraggio di fare per lui, inaspettatamente la verità gli venne schiaffata in faccia. Allo stesso tempo notò anche il fare burbero del padre, quel suo modo di porsi che è stato sempre odiato da Edo poiché ogni giorno doveva subirselo: ogni giorno subiva critiche, ogni giorno sentiva le urla del padre che passavano una parete all’altra della casa, ogni giorno si scivolava negli insulti e molte volte non è mancata la violenza, marchio di fabbrica, non che ci volesse tanto per far perdere la pazienza a Francesco. Allora cos’erano quelle lacrime difronte al corpo del giovane morto? Perché tutta quella disperazione? Non erano domande che esigevano una risposta singolare per ognuna di loro, basta semplicemente appellarsi all’orgoglio, da qui si ottiene ogni risposta ai dilemmi che in quel momento stavano affliggendo il giovane Edo.

???: <<Ho visto più sentimento nelle sue urla che nelle lacrime difronte il tuo cadavere.. Non credi sia un po’ strano tuo padre? Sembrava quasi tenerci al tuo futuro eppure è bastata una valigetta nera ricolma di soldi per mettere a tacere tutto.. Ammirevole! Neanche io sarei capace di una cosa del genere. Ma cosa ne pensi Edo? Credi che il dolore di quell’uomo fosse reale? Credi che le urla contro Gabriella fossero mosse dall’amore per te? Dal volerti vedere chissà dove seguendo i suoi schemi? Credi che voler fare ciò che dice lui per quest’uomo fosse il tuo bene, quello che si aspettava per te? In cosa credi Edo?>> -lo spirito volse a lui le domande, con una voce echeggiante nello spazio indeterminato-

Edo: <<È mio padre. Non posso cambiarlo, non potevo cambiarlo perché lui era fatto così. Non potevo ribellarmi, avrei solo peggiorato le cose. Ero costretto a fare ciò che lui desiderava.. Ero costretto..>> -disse con una vocina sottile, bassa, quasi come a voler evitare di far udire le sue parole, fallendo-

???: <<Sei stato costretto? Non credo tuo padre ti abbia detto di indossare le unghie finte oppure di frequentare Gabriella e trattarla come se fosse la tua seconda madre, perché è questo che pensa lei di te, pensa di essere davvero una guida, pensa che tu sia il successo che le è mancato. Adesso rispondi: sei stato ancora costretto?>> -rimasero lievi attimi di silenzio fino alla sua rottura-

Edo: <<Sono stato bullizzato a scuola per quelle unghie e lo stesso è accaduto a casa.. Ho ricevuto il resto come se fosse stata colpa mia.. Eppure, forse, mio padre non aveva tutti i torti.. Cioè.. magari aveva ragione.. Non avrei dovuto mettermi quelle unghie però..>> -fu interrotto-

???: <<Hai ragione! Completamente d’accordo! Non dovevi indossare quelle unghie! Non dovevi conoscere Gabriella! Non dovevi disubbidire a tuo padre perché lui è quello che ti ha messo al mondo insieme a tua madre! Non dovevi fare il contrario di ciò che ti veniva detto! Ed ecco le conseguenze..>> -ancora il silenzio regnò, Edo mantenne la testa bassa come sotto ad una pressa, un macigno che gli stava per spezzare la spina dorsale, un incredibile senso di colpa, una delusione interiore per aver reso infelice il suo creatore, ma tutto ad un tratto un potente aneurisma celebrale si fece fitto e intenso nella testa di Edo che dolorante fu schiacciato a terra, non riusciva a reggersi in piedi, non riusciva a parlare, le vie aeree erano in chiusura, tutta la sua forza era concentrata nelle mani che avevano avvolto il capo quasi a trattenerlo con la sola voglia di espellere quel dolore dalla tua testa che lo stava per indurre al pianto- <<PENSI DAVVERO CHE AUTOCOMMISANDOSI RISOLVERAI I PROBLEMI DELLA TUA ANIMA! NEL CUORE DI TUO PADRE NON HAI LASCIATO NULLA! LO VEDO, LO SENTO, PERCEPISCO LA TUA MEMORIA SCIVOLARE VIA DALLA SUA MENTE, VEDO IL SUO CUORE ALLEGGERIRSI, VEDO LA SUA ANIMA LIBERA DALLE CATENE!>> -l’aneurisma si stava esaurendo, lo spirito stava mollando la presa, la testa di Edo si stava affievolendo quasi seguendo la descrizione che lo spirito fece del padre- <<Prima ti ho detto che in qualcuno hai lasciato uno strascico, un qualche segno, sottile, delicato, ma lo hai lasciato. In tuo padre non c’è nulla, non c’era dolore prima e non c’è neanche adesso: quelle lacrime erano frutto della felicità per il denaro ricevuto, non farti strane idee Edo..

Edo: <<E’ la prima volta che mi chiami per nome..>> -lo spirito non rispose, non dimostrò neanche l’intenzione: nuovamente il corpo di Edo si ritrovò catapultato fuori dall’abitazione di Gabriella, in mezzo al cielo notturno ricolmo di nuvole quasi pronte nello scatenare la furia del temporale, riprese il volo quindi e fu condotto a grande velocità, sentendo il vento strisciare sulla sua pelle, quel freddo penetrare nel suo corpo come aghi taglienti e affilati mentre saliva su e giù per le nuvole, oscure come l’aria che respirava, amaramente condensata, tetra- <<DOVE STIAMO ANDANDO?!>> -urlò tra il forte rumore del vento unito a quello del suo veloce spostamento nell’aria, nei riguardi dello spirito invisibile-

???: <<Vediamo che fine ha fatto il tuo amato paparino!>> -attraversarono la città, videro gli enormi edifici e le sfarzose vie del centro, voltarono poi le spalle a questi e continuarono ad alta velocità nella direzione opposta, dove man mano le luci dei ricchi quartieri tendevano all’oscurità, la grande lussuria degenerava strada per strada, mentre tutto si faceva più triste e desolato. Passarono sopra la Justice Accademy e qui lo spirito lanciò l’anticipazione- <<Presto faremo anche tappa qui e potrai finalmente sfogare tutti i tuoi sentimenti, semmai tu ne abbia!>> -continuarono il volo e raggiunsero finalmente il quartiere nativo, Bàs Dubh’s street, palazzi decimati dal tempo e dagli agenti atmosferici, viali bucherellati come uno dei migliori formaggi francesi, oscurità perenne per via dei lampioni malfunzionanti, fatta eccezione per due o tre presenti lungo la strada, un complimento chiamarla così, sembrava essere più una strettoia a singola corsia. Il giovane scese a terra, toccò nuovamente coi suoi piedi il terreno nativo, quel cemento che aveva visto le sue cadute da bambino, il sangue fuoriuscito dalle sue ferite aveva bagnato quel freddo asfalto, quando ancora era tutto così spensierato, quando si poteva ancora ridere, quando farsi male era compensato dall’amore delle cure, o almeno questo viaggiava nella testa del piccolo Edo, ma esternamente, con gli occhi di un adulto, non era affatto così, non è mai stato così, fin dal giorno della sua entrata nel mondo dei viventi, fin dal suo primo respiro, fin dall’uscita dalla placenta materna, non è più stato nulla al suo posto- <<Hai vissuto di una maledizione in tutta la tua vita, sei stato condannato fin da subito ad un’esistenza di dolore e sofferenza, nessuno poteva consolarti, solo tu, nessuno poteva abbracciarti, solo tu, nessuno poteva parlare con te com’è naturale che sia, solo tu potevi farlo con te stesso, eppure, a volte la vita è proprio dannata, tutti poteva picchiarti, deriderti, tutti potevano fare di te ciò che meglio gli piacesse e tu dovevi stare zitto e subire, seppur anche tu ti sia giudicato, azzarderei l’idea che sei stato tu il primo a fare violenza su te stesso, il primo a giudicarsi... Hai iniziato tu questa landa desolata che è la tua vita!>> -interruppe le parole dello spirito il rumore scricchiolante di una porta, proprio quella della casa di Edo, quella che ogni mattina attraversava per andare a scuola, ma, questa volta, non fu così: quella porta non si aprì per far passare un giovane di 19 anni, piuttosto si aprì per far uscire il ricordo di quel giovane, i suoi averi, i suoi vestiti, il suo misero tesoro gelosamente custodito, ogni foto, ogni cornice, ogni ricordo riconducibile a quel giovane fu cancellato, buttato via per quella porta, abbandonato in mezzo alla strada come uno dei tanti rifiuti, perché era così che la spazzatura era gestita in quel quartiere malfamato-

Edo: <<Io..>> -le lacrime solcavano il suo viso, aveva adocchiato una vecchia fotografia di lui con sua madre, ancora in sala parto, quale essere la sua camera da letto, appena uscito fuori all’aria aperta, prima che la donna incorresse in complicazioni date da problemi cardiocircolatori, che le sarebbero costate la vita in risposta alla lentezza dei soccorsi, più che mai disinteressati a servire il loro operato a quelle persone, dimenticate da Dio e dagli uomini- <<Ha buttato tutto..>> -non poteva toccare nulla, sarebbe passato attraverso, poteva solo vedere e notare, dalla trasparenza dei sacchi, ciò che fu gettato via: maglioni fatti da sua nonna materna, fotografie di lui da piccolo e qualcuna da grande, poche, non vi erano abbastanza soldi per svilupparne troppe, infatti quelle che aveva gli erano state donate dal nonno materno, finché poi la morte non portò via anche lui prima di sua nonna, che visse per un altro paio di anni morendo poi quando Edo aveva solo 17 anni, vecchi giocattoli, peluche rovinati e rotti eppure nascondevano una miriade di ricordi- <<Vuole cancellare la mia esistenza..>>

???: <<Cosa ti aspettavi succedesse? Credevi di trovare una bara qui? Un padre piangente? Credevi di trovare i tuoi vicini a consolarlo? Credevi che si sarebbe disteso sul tuo letto a compiangere la sua inutile esistenza e quella che ti ha causato e forzato a vivere? Sei davvero così ingenuo?!>> -una voce risuonante, molto autoritaria, ma capire quando voleva rincuorare e quando invece erano le classiche urla rimproveranti, era davvero difficile, era difficile non vedere lo spirito in faccia, era impossibile capire chi fosse, se fosse donna se fosse uomo, se fosse qualcuno che il ragazzo conoscesse, chissà..-

Una vicina, proprio in quel momento, uscì silenziosamente dall’uscio della porta, si guardò intorno, a destra e a sinistra come se non volesse essere notata, non voleva che nessuno la potesse scoprire: sgattaiolò nel cortile della casa del padre, guardò fugacemente i sacchi che l’uomo aveva buttato lì, prese quello che le sembrava essere più pieno e contenente roba essenziale e realmente servibile, lo caricò in spalla nella sua pesantezza e corse con altrettanta scaltrezza a casa sua, richiudendo la porta senza ripensamenti, senza lasciarlo uno strascico dietro. Era giusto per lei, sapeva che quel gesto non poteva lucrare la sua dignità in quanto peggio dello stato in cui era, non poteva decimare se non migliorare. Doveva badare a coprire i suoi figli, voleva farli felici con un semplice orsacchiotto riciclato, rotto e riutilizzato chissà quante volte, eppure quei bambini, i suoi figli, sarebbero stati felici lo stesso, nella pochezza che la donna poteva permettersi e nella miseria che da anni vigeva in quel quartiere malfamato. Edo assistette, rimase di stucco nel vedere come quella ladra portasse via le sue cose, i suoi affetti, le corse anche dietro, ma senza successo, senza che nessuno potesse ascoltarlo se non lui stesso e lo spirito che neanche poteva vedere: rimase ancor più sorpreso quando, arrivato nel mezzo della strada si arrese nel richiamare a sé la donna, si voltò quindi nuovamente verso casa sua e vide il padre affacciato alle polverose finestre, inerme, senza nessuna reazione, senza voler tornare indietro, non voleva riprendere ciò che aveva lasciato fuori, voleva solo assicurarsi che qualcuno sgomberasse il suo cortile.

???: <<Ahh che brutta storia! Certo che ce ne sono di quartieri degradati, ma questo, tsk, li supera tutti! Non si quasi direbbe tu abbia vissuto qui! E poi, che vicini.. Nessuno che prova affetto per nessuno se non per i propri cari, anche se ci sono sfortunati che neanche quell’affetto si sono beccati..>> -riferendosi chiaramente al giovane rimasto in silenzio, rimasto nel bel mezzo della strada, con lo sguardo rivolto verso l’entrata di casa sua, ma tutto fu rotto da lui stesso-

Edo: <<Voglio andarmene. Ti prego.. Non riesco..>> -e fu interrotto come di consueto-

???: <<Andartene e perché? Non vuoi vedere tuo padre per l’ultima volta? Chissà quando lo rivedrai! Non vuoi fare la scema drammatica della fontana di Trevi per l’ultima volta, con le solite frasi “Oh padre mio mi dispiace” ecc.. e proseguire con la solita lagna? Non vuoi reagire come hai fatto con Gabriella? Non hai parole da dire a tuo padre?>> -non rispose a nessuna di quelle domande- <<Voglio che tu ti arrabbi e sfoghi la tua ira! Voglio sentire il sangue nelle tue vene e arterie sgorgare come se il tuo corpo dovesse regolare la pressione sanguigna! Voglio vederti piangere dalla rabbia! VOGLIO VEDERE QUESTO!>> -un potente aneurisma colpì di nuovo il giovane Edo che cadde a terra, la quale, quest’ultima, si spaccò in due, lacerando l’asfalto nella striscia mediana, fino a far sprofondare negli abissi oscuri della terra Edo, lasciandolo sparire tra l’oscurità-.

Si risvegliò, credette di aver aperto gli occhi ma non ne era sicuro data l’oscurità che lo avvolgeva, sentì solo un pavimento sotto di lui, freddo al tatto, perciò poggiò una mano su questo per aiutarsi a rimettersi in piedi, stordito e affaticato, col fiatone da fermo, come se fosse in iperventilazione.

Edo: <<Dove sono e che mi succede..>> -respirando affannosamente come se l’ossigeno della stanza non fosse abbastanza per riempire i suoi polmoni, non sembrava neanche ossigeno ciò che stesse respirando, era più un’aria chiusa, maleodorante, quegli odori che tendi subito ad evitare non appena ne sentì una sola molecola volatile componente-.

Sembrava che stesse camminando, non sapeva dove ma qualcosa doveva pur fare, trascinando le gambe come se fossero legate a due pesanti catene trainanti due ancore di quelle massicce. Nella piena oscurità invocò l’aiuto dello spirito, lo ricercò, una delle poche volte, ma senza però ricevere risposta:

Edo: <<Mi avrà abbandonato? Forse questo è l’inferno.. E questo era il nostro patto? Farmi rivedere quel che ho visto.. Preferivo evitare questa sofferenza.. Ho sofferto in vita e sto facendo la stessa fine in morte.. Ma forse, quella specie di viaggio è finito.. Non so se dire “menomale” oppure “peccato”..>> -magicamente un bagliore di luce si accese, illuminando bruscamente l’ambiente circostante, accecando però il giovane che stentò a doversi adattare al nuovo grado d’illuminazione per riuscire così a vedere dove si trovasse-.

Il suo armadietto era diventata la sua nuova casa, il suo corpo aveva subito una brusca decimazione fino a fargli sembrare dei giganti le poche che erano rimaste, tolte tutto dopo la sua morte da non si sa chi. Poteva notare però che ancora non era stato rimpiazzato, ancora non era stata messa roba nuova da qualcuno forse perché nessuno ne aveva bisogno, in pieno anno scolastico. Qualche matita buttata là dentro, sembravano dei grandi tronchi di alberi sradicati; era rimasto un solo post.it dei tanti che erano stati appesi da Edo che recitava: “Mi piace un ragazzo, non riesco a dirglielo e neanche oggi sono riuscito a farlo.. Ti amo L.”, sapeva ovviamente a chi e a cosa facessero riferimento, ma guardò a quel foglio con grande genuinità e semplicità, come quando l’anziano della famiglia, raccoltosi con questa, celebra il passato glorioso della vita alla vista di vecchi reperti, con un piccolo accenno di sorriso sul proprio volto, con quella goccia di rammarico, un po’ di nostalgia ma tanta felicità.

Edo: <<E non lo saprà mai..>> -aggiunse il ragazzo continuando a guardare il post.it gigantesco rimasto appeso, tra i pochi ancora, allo sportello dell’armadietto interno-

???: <<UHUH! E chi è questo “L”?? Una qualche fiamma che ha invaso il tuo cuore? Quando? Come? Ti piace ancora? Forza rispondi, sono curioso!>> -irruppe nei pensieri a voce alta del giovane, senza il riguardo che da lui non ci si sarebbe mai aspettati-

Edo: <<Ludovico.. Mi innamorai di lui i primi giorni del primo anno, tutto molto casuale: lo incontrai nei corridoi e fu lui che iniziò a rivolgermi la parola chiedendomi se mi servissero libri scontati del 50%, in modo da poter risparmiare su quelli comprati a prezzo pieno. Fu vantaggioso ovviamente considerando il mio stato economico, oltretutto ho dovuto farmi prestare molti libri che non riuscivo a coprire con i miei risparmi, senza l’aiuto di mio padre.. Impossibile chiedergli dei soldi per dei libri: mi avrebbe ucciso. Ludovico era così dolce, molto amorevole, si dimostrò subito disponibile ad ascoltare anche le mie difficoltà.. insomma, un confidente! L’ho visto subito come un qualcosa di più, vedevo che era amoroso con me, mi trattava bene e non ero abituato, ricevevo da lui quelle piccolezze delle quali mi ero dimenticato dell’esistenza, ed è bastato quello a far nascere in me delle speranze, dei sentimenti più profondi dell’amicizia, anche se alla fine si è rivelata la mia più grande traditrice.. Non ho mai saputo se da parte sua ci fossero dei sentimenti, ormai ha lasciato la scuola, era più grande di me, frequentava già il terzo anno e quando poi lo vidi andarsene dalla scuola, piansi per giorni.. Raccontai a Gabriella tutto ciò che provavo per lui, mi sfogai, era l’unica con cui potevo farlo e infatti stetti con lei in quei giorni, non potendomi far vedere da mio padre, altrimenti mi avrebbe sicuramente picchiato perché secondo lui “piangere non è roba da uomini”.. Ogni volta che mi diceva quella frase, piangevo ancor più di prima. Non ho più rivisto Ludovico, neanche in città durante le mie commissioni o in giro con Gabriella, mai, forse ha lasciato Habbo City per trasferirsi da qualche altra parte per continuare gli studi, era molto bravo a scuola..>>

???: <<A quanto pare sai molte cose su di lui, lo seguivi spesso? So che dopo che ti picchiavano, ti affacciavi alla finestra della sua classe e lo guardavi: romanticamente orrendo.>>

Edo: <<Come fai a saperlo?>> -rispose sorpreso il ragazzo che mai aveva raccontato a nessuno quel particolare-

???: <<Devi ancora capire che io so tutto della tua vita? L’unica cosa che non posso conoscere sono i tuoi sentimenti, quella chiave è ancora nelle tue mani, finché.. Beh.. Poi ne riparleremo! Su continua il racconto!>> -ridiede la parola al ragazzo-

Edo: <<Era la mia unica consolazione, sì.. Non avevo altre persone con cui parlare se non con lui e non credere gli sia andata bene.. Molte volte ha rischiato di essere picchiato dal gruppo di Diego, sempre per difendere me, anche se, essendo più grande, riusciva a gestirla meglio.. Sarebbe bello rincontrarlo, solo per dirgli quello che non gli ho detto mai, solo per ringraziarlo per tutte le volte che mi è stato vicino.. Solo questo vorrei: vederlo un’ultima volta..>> -accasciando la testa verso il basso, pronto da sempre ad esporre le sue fragilità e a riversare quelle lacrime che gli sono state tante volte impedite dal padre, finalmente poteva espellerle all’esterno, poteva dare sfogo alle sue debolezze, perché è un uomo, perché vorrebbe essere qualcos’altro, perché vuole essere onesto con sé stesso e vuole che gli altri facciano lo stesso, perché vorrebbe solo rivivere- ...
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