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"Libro di Habbo" "I retroscena del Sol" Ep.46 Aperto confronto

Scritto da _Hanon_love il 06/12/2021 alle 21:30

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Scritto da _Hanon_love

#1
PC 
Kami: <<Dopo finalmente la loro approvazione però non posso assolutamente dire che la loro presenza non si sentisse, il loro supporto, un sostegno accanito ma comprensibile come l’iniziale disapprovazione. Perciò ci tengo a dirvi grazie.. Grazie per non avermi abbandonata, per avermi fatta riflettere, per essere scesi a discussione con me, per avermi lasciata scegliere, sbagliare ma con coscienza ed indipendenza.. Grazie infinite!>> -una lacrimuccia scese anche alla diretta oratrice che corse ad abbracciare la madre e il padre, un abbraccio che descriveva tutto, ogni battaglia, ogni investimento, ogni caduta ed ogni salita, ogni litigio, perché no? Anche quelli servono per l’ottima e fine costruzione di una persona nella sua interezza, plasmata ad immagine e somiglianza della sola sé stessa, con indipendenza e libertà di pensare e di decidere eppure mai da sola, sempre sotto consigli, sempre sostenuta ed aiutata concretamente o moralmente, quest’ultimo aspetto spesso sottovalutato da molti, forse troppi-.
 
Kami continuò così il suo discorso, dopo essersi ripresa dal pianto liberatorio di felicità: una ragazza così dolce ed altruista non poté che dedicare il suo discorso interamente ai ringraziamenti, una piccola frase per ognuno dei presenti aveva costruito un’orazione ai livelli di Cicerone. Poco accennò di sé stessa se non nella parte trattata e riportata, non ne vedeva il motivo, non voleva concentrarsi sulla sua persona in quanto tutti conoscevano la sua storia, le sue battaglie ed ogni opportunità raccolta e a volte perduta, non per sua volontà questo si intende, ma perché forse quel treno non le apparteneva o le è stata impedita la salita. Facciamo dei passi avanti!

Trascorsero due settimane dall’acclamato successo di tutti, non solo dei nostri protagonisti ma pressoché di ogni partecipante al grande Festival, fatta eccezione per qualche caso particolare, come proprio Gabriele ed altri esclusi dalla gara, quali anche James per la mancata partecipazione. Due settimane volarono: Kami strinse un contratto con la Habbo Sluke Corporation, una delle case discografiche più importanti della nazione e prime fra tutte per l’apertura, artisticamente parlando, ad ogni tipologia di artista, passando per ogni stile musicale, per ogni carattere, cercando e riuscendo a raccogliere i migliori frutti fra una marea di mele marce. Zack aveva deciso di aggiungersi allo staff discografico della Omega Disco, rinomata per aver sfornato i migliori artisti della generazione X e per aver dato loro non solo una carriera a 360° nel solo Sluke ma anche a livello internazionale. I “Sakura”, duo che ebbe vinto al festival il premio Kantao, già famosi in Giappone in precedenza, con un contratto aperto con un’altra casa discografica, aveva già iniziato ad intraprendere le prime sedute in una delle numerose case discografiche sparse in Giappone, ma una delle poche ad avere una interconnessione con gli Stati Uniti, l’Europa e l’America Latina, delle affiliate pronte nella collaborazione del lancio di nuovi artisti e di quelli preesistenti. Peter Murano continuò a perseverare nel suo boom, già famoso nello Sluke prima del Festival, successivamente ricevette offerte più vantaggiose da altre case discografiche, pronto ad accettare la più vantaggiosa: missione ancora in corso d’opera, era un tipo molto pignolo e pensieroso quando si trattava del proprio futuro. Tutti questi artisti li rincontreremo durante il percorso dei nostri cantanti, chissà in quali occasioni e perché. Nel corso delle due settimane, la coppia vincitrice della 10° edizione del Festival fu invitata in numerose trasmissioni televisive, interviste a destra e a manca, un numero assurdo di messaggio e nuovi acquisti, in termini di followers, sui social, e nel frattempo strinsero anche loro contratto con una casa discografica statunitense, Domain of Music Corporation, pronti a concretizzare questo sogno tra precisamente 4 giorni, avevano già programmato la partenza per New York e l’arrivo in giornata. Ma intanto riprendiamo la storia del duo durante una ospitata da parte della Comfort Zone, testata giornalistica inglese, ormai con un sottile velo di esperienza già formato, dopo le numerose domande, alcune molto scomode, da alcuni giornalisti e soprattutto i primi articoli di giornale con titoli e parole spesso rivisitate, ma nulla di troppo scandaloso o profano rispetto al vero, finora tutto accettabile:
 
Presentatrice: <<Ma quanto siete amati?>> -accolti da un accenno di risatina da parte della coppia- <<Praticamente dopo il Festival la vostra popolarità è esplosa si può dire! Siete passati dall’essere una band qualunque, da quello che mi risulta eravate in cinque in partenza giusto? Il progetto partì così?>> -diede la parola a Vanessa-
 
Vanessa: <<Sisi originariamente la nostra band, partita come band, era composta da cinque membri, eravamo amici semplicemente, anche con Kai. Un giorno decidemmo di creare il gruppo poiché tutti noi condividevamo l’amore per la musica, avevamo tutti un dono inespresso fino a quel momento, e con l’ideazione del gruppo volevamo dare sfogo al nostro talento e farci notare, nel nostro piccolo..>> -passò la parola alla giornalista-
 
Presentatrice: <<So che comunque l’esordio non fu dei migliori? Parlo ovviamente del concerto tenuto allo stadio delle “Ali Azzurre” di Habbo City..>>
 
Vanessa: <<Vero, quello fu sicuramente un momento molto buio per la nostra carriera appena iniziata, fu sicuramente colpa mia: diciamo che nel complesso dell’esibizione la facemmo anche bene, poi comunque eravamo molto emozionati alla vista di tantissimi personaggi famosi, non solo cantanti di alto livello, tra il pubblico che sicuramente giocò un brutto ruolo nei nostri stati d’animo e soprattutto nel mio. Feci una nota finale stonata che fece calare il silenzio in tutto lo stadio, fu una cosa orrenda che poi mi portò a gravi insicurezze successive. Sentivo comunque la voglia di dovermi riscattare, di dover ritornare quella di un tempo, combattiva, competitiva perché no, penso che sia indispensabile in questo mestiere per riuscire ad ottenere risultati ottimali e che servino concretamente a qualcosa, ritornare ad essere anche brava, perché mi sentivo come fallita in ciò che credevo avere un talento, perché poi rividi il filmato del concerto e questo, da una parte mi aiutò a ripartire dai miei errori, che erano stati anche tanti, ma da un lato mi distruggeva totalmente in quanto mi vedevo male, mi sentivo male, seppur sul palco non fosse così..>> -le luci in studio caddero nel blu profondo con l’intento di ricreare la confessionale atmosfera-
 
Presentatrice: <<Ma io penso, per quello che ho potuto osservare di te, ho visto anche i filmati relativi quel concerto, eppure ti vedevo allo stesso modo brillare, notavo una certa felicità nei tuoi occhi ma anche nella tua voce. L’errore ci sta, è normale, nessun cantante può azzeccare ogni volta ogni nota, penso sia parte anche dell’esperienza stessa>> -mentre le calorose e affettuose parole della presentatrice venivano dette, la ragazza accennava ad un sì con la testa mentre Kai la guardava con fare dolce e voglioso di consolarla- <<Eppure, nonostante il silenzio che è poi sceso nello stadio, e tutto quello che ci hai raccontato, si è visto come tu ti sia risollevata, hai deciso di combattere, di ritornare quella che eri, anche se, personalmente, non sei mai stata diversa da quella che eri, sei sempre quella ragazza che su quel palco ha cantato bene, una ragazza emozionata, ma è tutto normale, tutte e tutti i grandi dello spettacolo, musicale, teatrale, tutti hanno iniziato da un floop, da forti emozioni e alcuni le hanno tutt’ora perché siamo persone umane, proviamo questi sentimenti e non dobbiamo vergognarcene assolutamente!>> -la ragazza fece un sì convinto con il capo, molto motivata dalle parole della giovane presentatrice, e assolutamente riconoscente al suo ragazzo Kai per averla convinta a fare quest’intervista che si era presentata molto costruttiva e rincuorante- <<Ora passiamo alla prossima domanda, ho qui una scaletta cerchiamo di rispettarla sennò anche oggi mi rimproverano ahah!>> -mosse una risata anche nello studio- <<Cosa avete provato sul palco del Festival? Sappiamo che è un palco sicuramente importantissimo, ricco di successo e uno dei migliori forni per emergenti artisti, ma voi in primis, vincitori della decima edizione, cosa avete provato?>> -rispose Kai stavolta-
 
Kai: <<Mentre cantavamo sentivamo sicuramente il peso di quelle luci che puntavano su noi due mentre vedevamo la platea totalmente avvolta nel buio..>> -disse mentre osservava il teleschermo che riproponeva proprio le immagini del Festival- <<Inevitabilmente l’emozione c’era, sicuramente molta di più rispetto al concerto alle “Ali Azzurre”>> -disse cercando conferma nella partner che rispose con un sì bello convinto all’affermazione del giovane- <<Eppure, penso di parlare anche a nome di Vanessa, dopo qualche secondo dall’inizio della musica, non sentivamo più questo peso, sembrava come se fossi solo noi due, non percepivamo nulla più intorno a noi..>> -prese la parola la ragazza-
 
Vanessa: <<Assolutamente! Sembrava davvero tutto così magico, così intimo che quasi faceva pensare che fossimo alle prove con solo il personale tecnico in vista e poi noi. Poi gli abiti, l’atmosfera che si era creata con le luci, che erano le stesse che maledicevamo proprio perché ci mettevano troppo in risalto, però ci hanno sicuramente aiutati a trasmettere ciò che cantavamo al pubblico e soprattutto il nostro legame, il nostro amore in fondo..>> -la presentatrice guardava con un bel sorriso stampato sul volto mentre i due membri della coppia si scambiavano continui sguardi apprezzativi tra loro-
 
Presentatrice: <<Vedo un rapporto bellissimo e non solo io! Cioè lo vediamo anche in questi video, come tutto il pubblico fosse in piedi per voi, per ascoltarvi perché voleva farlo e perché siete piaciuti ragazzi.. Siete piaciuti davvero a tutti altrimenti il grande premio e tutto la fama che vi è piombata addosso come un macigno non l’avreste ricevuta, e aggiungo tutto meritatissimo!>> -partì un applauso in studio che fece sorridere di soddisfazione e felicità i due- <<Tornando a noi! Tornando a noi.. Mi hanno anche detto che tra qualche giorno dovrete iniziare qualche lavoro discografico o sbaglio? O come al solito mi riportano sempre cose sbagliate ahah?>>
 
Kai: <<Tutto verissimo: tra qualche giorno andremo proprio a New York per iniziare a pensare a qualcosa, non ci siamo ancora dedicati appieno in questo perché tra una preoccupazione e l’altra ed impegni vari, non abbiamo mai avuto il tempo necessario per poter iniziare in realtà, perché noi non abbiamo nessun pezzo nostro, siamo andati avanti nella nostra esperienza con sole cover..>> -la presentatrice interruppe proprio per porre una domanda a riguardo-
 
Presentatrice: <<Infatti non vi piacerebbe, che so, scrivere un brano o incidere il vostro primo album?>>
 
Kai: <<Assolutamente sì, sarà uno dei nostri prossimi obiettivi e speriamo di riuscire a farlo presto per noi e per il nostro pubblico che è cresciuto tantissimo ahah! Ormai sappiamo che ciò che facciamo e scriviamo non è roba intima, non gira solo intorno a noi ma anche intorno ad altre migliaia di persone in giro nel mondo e questo è fantastico!>> -un’altra domanda-
 
Presentatrice: <<Kai, a proposito di te, ho letto alcune interviste che ti sono state fatte in questi giorni passati, e tu hai dichiarato di essere stato adottato, ad una domanda che ti venne fatta da un giornalista sul tuo colore della pelle, che personalmente trovo molto sgarbata se posso dirlo perché non ci si può basare su questo per fare delle simili insinuazioni, assolutamente fuori luogo, anche perché me ne frego del colore della pelle quando davanti a me ho un bel giovane come te! Ahahah>> -una risata sostanziosa si scatenò nello studio, da parte della stessa presentatrice e dai due ospiti con un Kai tendenzialmente emozionato ed arrossato in viso- <<Insomma, alla fine, ciò che mi preme chiederti, non da dove vieni perché non sono nessuno per farlo e credo che non debba interessare a nessuno, ma piuttosto vorrei sapere da dove parte la tua storia insomma, come sei arrivato ad essere quello che sei, bello e su questo non ci piove, bravo tantissimo, un ottimo fidanzato e lo vedo da come vi guardate spesso, non vi mai perdete tra di voi, ed infine un ragazzo educatissimo!>> -passò la parola al giovane, diretto interessato alla domanda-
 
Kai: <<Appena vinsi il Festival, e la notizia divagò in ogni dove, una o un giornalista, non ricordo di preciso, si avvicinò come tanti altri per farmi delle domande e a primo impatto mi sorprese, sì la folla che c’era anche perché ero ancora intontito dalla notizia ricevuta, ma anche dalle parole di questo o questa giornalista che mi chiamavano per cognome.. Alam.. Alam.. Diciamo che io non ho mai ripudiato il mio cognome, ne vado fiero perché fa comunque parte di me e personalmente mi sono sempre imposto una regola, che mai avrei dovuto trasgredire: quella di rispettarmi, sempre, perché prima non lo facevo mai, mi guardavo allo specchio e non mi piacevo, non mi piaceva il colore leggermente scuro della mia pelle, non mi piacevo fisicamente, non amavo il mio corpo, volevo come uscire fuori e trasferirmi in qualcosa di totalmente diverso. Erano i primi tempi ad Habbo City, sentivo il peso della diversità, lo sentivo perché volevo sentirlo, come a voler infliggermi del dolore, prima da me stesso e poi dagli altri. Forse posso risultare noioso, ripetitivo perché forse altri prima di me hanno testimoniato casi di razzismo, belli e buoni, ma purtroppo è la realtà, mi viene chiesto di riportare la mia esperienza, la mia vita ed io la riporto così com’è, con la parte bianca e quella nera, il male e il bene, come la vita di ognuno di noi. Forse vedendomi si dice, proprio come hai detto tu, “ma quanto è bello quello” ecc.. A me piace, assolutamente mi piace sentirmi dire che sono bello perché io non me lo dico mai, non sono uno che si pavoneggia ma spesso e volentieri sono gli altri a pavoneggiarmi, io invece sono sempre molto critico con me stesso, mantenendo però un certo rispetto, seguendo la mia famosa regola. Dicevo, non voglio risultare ripetitivo, ma la mia vita è stata anche caratterizzata da pesanti episodi di razzismo, e chi sono io per non raccontarli e farne testimonianza? Forse prima, dirli o non dirli, non avrebbe cambiato molto, non avevo tutta l’attenzione che ho adesso, nessuno mi conosceva e invece adesso è il contrario, ma molti potrebbero dire “ogni ragazzo o ragazza di colore che va in televisione parla di razzismo”, è vero, risulta quasi una frase fatta dire che sono stato vittima di razzismo, magari lo fosse. Se accade a tutti e tutti ne parlano allora il problema non sta in noi che ne parliamo e che troviamo la forza di farlo, perché vi assicuro che non è facile..>> -disse mentre sia la presentatrice che la stessa Vanessa lo guardavano con occhi dolci e sguardo attento, mentre il ragazzo si rivolgeva anche al pubblico in sala- <<Non è assolutamente semplice spogliarsi del proprio passato e donarvelo su di un piatto d’argento, è difficile davvero.. Col tempo proprio la cattiveria che ho ricevuto mi ha portato ad odiare la mia pelle, ad odiare me stesso proprio come dicevo prima, e diciamo che ancora oggi non accetto completamente le mie origine afghane..>> -la presentatrice lo interruppe per una piccola richiesta volontaria-
 
Presentatrice: <<Sei pronto a parlare della tua famiglia d’origine o non te la senti?>> -ma prima che finisse la domanda, il giovane già ebbe scosso il capo per dare una risposta negativa alla domanda della giornalista, così riprese-
 
Kai: <<Ancora non me la sento, penso di non averne parlato con nessuno, neanche con Vanessa, diciamo che il mio carattere forse mi frena anche se mi meraviglio di me stesso per quello che sono riuscito a dire qui, oggi.. Essendo abbastanza introverso spesso mi chiudo nel mio guscio ed è difficile uscirne fuori poi, eppure qui ho trovato un’atmosfera che mi ha sicuramente aiutato a fare quest’intervista, rispetto alle altre in cui mi sentivo abbastanza oppresso, troppe domande, forse anche troppa curiosità.. Non sono sicuramente un tipo facile e sto iniziando a capire com’è questo mondo, difficile per il mio carattere però speriamo di riuscire in futuro a superare anche quest’ulteriore difficoltà aggiuntiva ahah!>> -riprese parola la giornalista-
 
Presentatrice: <<Riprendendo la scaletta che ho difronte, la prossima domanda è: mi avete già parlato dei vostri progetti discografici futuri e io vi auguro il meglio assolutamente e vi ho detto anche cosa realmente penso di voi, non solo davanti alle telecamere ma anche nei camerini, ma la mia domanda è, questi progetti che verranno, canzoni, album, concerti ecc.. a chi vorreste dedicarli e con chi, eventualmente, volevate condividerli concretamente?>> -domanda “spinosa” per un certo senso, non fatta di proposito da parte della giornalista, anzi, nel suo complesso, era un quesito onesto e forse definibile scontato, ma che per la coppia rappresentava sicuramente un tasto dolente che, come tutto, dovevano essere pronti ad affrontare- ...
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